Ormai siamo in piena stagione balneare e come ogni anno si sprecano gli articoli di giornale su uno degli spot più frequentati della toscana: le spiagge bianche di Vada.
Uno degli spot di kitesurf più frequentati in toscana è anche una delle spiagge più inquinate d'Italia, e non solo. In pochi chilometri abbiamo: l’ex discarica, le tubazioni Solvay, un serbatoio di etilene e il depuratore.
Lo sappiamo tutti: quella è una delle zone più inquinate della toscana, eppure il richiamo delle onde, del vento e la tolleranza della capitaneria ne fanno uno dei nostri homespot preferiti... e che dire delle foto e dei video che hanno colori migliori di quelli girati ai caraibi?! Del resto tutti sappiamo che quel bianco abbacinante è tutta chimica, ma in fondo, così dicono in molti, divieti di balneazione non ce ne sono. Ed è vero: nessun divieto di balneazione e le analisi dell'Arpat non rilevano nessun dato preoccupante... per forza, perché l'unico criterio di balneabilità è la rilevazione di batteri fecali nelle acque. E come potrebbero esserci batteri in mezzo a tutta quella chimica??
L'ultimo degli articoli in cui mi sono imbattuta è pubblicato dal Tirreno nella cronaca di Livorno appena qualche giorno fa: "I Caraibi chimici più bianchi del sole" "Spiagge bianche di Vada: migliaia di bagnanti davanti alla Solvay, dove le suggestioni tropicali convivono con la soda".
In realtà quello che vi si legge è risaputo: "Attraverso il Fosso Bianco, perennemente percorso da un fiumicello che sembrerebbe fatto di Nivea se non fosse tanto liquido, nel 2011 lo stabilimento Solvay ha sversato in mare 1449 chilogrammi di arsenico, 91 di cadmio, 1540 di cromo, 1868 di rame, 71 di mercurio, 1766 di nichel, 3218 di piombo, 15049 di zinco. Nel 2009 la procura di Livorno ha avviato un'indagine sul volume complessivo dei fanghi scaricati: a fine 2008 l'Arpat ne certificò 129mila tonnellate, più del doppio delle 60mila previste dall'accordo di programma del 2003. Nel 2010 le tonnellate furono 120mila, anch'esse depositate sui fondali coperti dai fanghi di decenni di attività industriale e pieni di metalli pesanti. Solo nel 2003 le tonnellate furono 200mila, più del triplo di quanto poi previsto nell'accordo, eppure più povere d'inquinanti pericolosi rispetto ai decenni precedenti, quando al posto delle celle a membrana nei circuiti produttivi si usavano quelle a mercurio".
E proprio l'arsenico sversato in mare ha richiamato l'attenzione della stampa nelle ultime settimane grazie ad una serie di esposti alla magistratura in cui Maurizio Marchi di Medicina democratica scrive: «È un luogo inquinato, usato per scaricare sostanze tossiche». Una premessa per chiedere che la spiaggia sia chiusa al pubblico senza limitarsi al divieto di balneazione entro la distanza di cento metri dalla foce del Fosso Bianco. Ma il sindaco Alessandro Franchi non ci sente: «Io devo attenermi agli esami dell'Arpat, che al momento sono in regola». E in effetti la quantità di arsenico riscontrata è al di sotto della soglia definita di rischio: alla confluenza tra il Fosso e il mare la concentrazione è inferiore di almeno un ordine di grandezza al limite di legge.
Rischiamo quindi veramente la chiusura delle spiagge bianche? Probabilmente no, visto che sono ampiamente pubblicizzate nella segnaletica stradale e utilizzate perfino per girare spot televisivi... però sarebbe bello se invece che discutere della chiusura della spiaggia l'attenzione si spostasse sulla causa del problema: quel colosso industriale che a quanto pare può continuare a sversare indisturbato i suoi rifiuti in mare, senza neppure l'obbligo di bonificare, almeno in parte, da quei fanghi chimici... ma sappiamo bene che dal 30 di agosto l'attenzione si sposterà altrove, tanto resteremo solo noi kiters a frequentare la spiaggia e a fare battute per sdrammatizzare su come le nostre vele restino macchiate quando cadono in acqua, le nostre mute sbiancate e le ferite disinfettate!!!!
Pubblicato il 09 luglio 2012 | Blog > News: KITESURF