Il caso Solvay non è certamente cosa nuova, ma il caso è stato nuovamente posto all'attenzione di cittadini e bagnanti proprio alle porte dell'estate, dalla conclusione poche settimane fa dell'indagine della Procura di Livorno. Nel registro degli indagati sono finiti in 5 fra cui la direttrice dello stabilimento, e ingegneri della società a cui vengono contestati ben 4 scarichi abusivi e sconosciuti all'Arpat, oltre ad una procedura per annacquare i fanghi (e aggirare i risultati delle analisi). La Società sembrerebbe propendere per un patteggiamento (ammettendo quindi implicitamente ciò che le viene contestato), optando per un piano di risanamento dell'area entro il 2015, in modo da evitare il sequestro dello stabilimento.
L'inchiesta della procura ha messo nero su bianco quello che già era sotto gli occhi di tutti: il mare caraibico delle spiagge bianche è in realtà un prodotto chimico altamente dannoso per la salute dell'uomo, oltre che per l'ambiente, i fanghi caldi riversati in mare non contengono soltanto "innocuo" carbonato di calcio ma anche ammoniaca e non solo. Del resto che vi siano grandi quantità di ammoniaca riversate in acqua è ovvio per chiunque pratichi surf, kitesurf o windsurf in quella zona, per via dell'odore inconfondibile che si sprigiona dall'acqua soprattutto durante le mareggiate. Ma ciò che è peggio è, come sempre, quello che non è così evidente. Secondo Legambiente negli anni sono state sversate in mare 500 tonnellate di mercurio, che oggi sono presenti fino a 14 chilometri dalla battigia (dato confermato anche dall'Arpat Toscana, seppure con una lieve revisione al ribasso), mentre secondo le stime per difetto del Cnr di Pisa nella sabbia bianca la Solvay ha scaricato ben 337 tonnellate non solo di mercurio ma anche di altri veleni come arsenico, cadmio, nickel, piombo, zinco, dicloroetano. Del resto l'Agenzia ambientale Onu ha classificato questo tratto costiero come uno dei 15 più inquinanti d'Italia... alla faccia delle bandiere blu date a tratti di spiaggia incredibilmente vicini!
Adesso, dopo la stretta della procura, non ci resta che sperare che la bonifica dell'area non resti solo sulla carta e che il tutto non venga risolto con un semplice divieto di balneazione (peraltro già presente).
Nel frattempo, mi raccomando, bocca chiusa quando cadete in acqua!
Qui l'articolo di approfondimento sul Il Fatto Quotidiano del 4 giugno
Pubblicato il 05 giugno 2013 | Blog > News: KITESURF